«Anche voi dovete farlo agli altri»

Ecco la sera con cui iniziano i tre giorni più importanti dell’anno. Oggi la chiesa sparsa nel mondo si ferma, si inchina per lavare i piedi, si inginocchia per adorare l’eucaristia. Questa sera sono rimasto molto colpito dall’ultimo versetto del vangelo che è stato proclamato: «Se io che sono il Maestro e il Signore, ho lavato i piedi, anche voi dovete farlo agli altri».

É un dovere, è un’etica. L’etica cristiana è una cosa che nasce non da un principio teorico, ma da un’esperienza precisa, dal fatto che il Signore mi ha lavato i piedi, mi ha amato e ha dato se stesso per me. Il Signor Gesù si è fatto mio servo e attraverso questo ho conosciuto il suo amore, la sua umiltà, la sua gloria e ho capito qual è il significato del mondo; allora voglio diventare come Lui, questa è l’etica di ogni discepolo: essere santi come Lui è santo.

E questo è ormai il comando nuovo di amarci come Lui ci ha amato. Questo lavarci i piedi gli uni agli altri è il fondamento della comunità cristiana, è quello che diciamo Eucaristia. Le parole di Gesù: «Vi ho dato un esempio, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi» corrispondono alle stesse parole che ogni giorno diciamo nella Celebrazione eucaristica «fate questo in memoria di me».

L’evangelista Luca al capitolo 22 ci ricorda che durante l’ultima cena i suoi discutevano chi di loro poteva essere considerato grande, e Gesù disse loro: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve» (Lc 22,25). Ecco un esempio di “cattivi pastori” sono coloro che esercitano un potere sul popolo di Dio, o più semplicemente coloro che si mettono al servizio della comunità solo per essere ammirati; Gesù di loro affermano che hanno già ricevuto la loro ricompensa (cfr. Mt 6,1-25).

Gesù ci invita a diventare «come il più piccolo», «come colui che serve». Comprendiamo queste parole dall’Esortazione Apostolica Postsinodale di papa Francesco, Christus vivit: «La Parola di Dio ci chiede “Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova” (1 Cor 5,7). Al tempo stesso, ci invita a spogliarci dell’uomo “vecchio” per rivestirci dell’uomo “nuovo” (cfr. Col 3,9.10). E quando spiega cosa significa rivestirsi di quella giovinezza “che si rinnova” (v. 10), dice che vuol dire avere “sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro” (Col 3,12-13). Ciò significa che la vera giovinezza consiste nell’avere un cuore capace di amare. Viceversa, ad invecchiare l’anima è tutto ciò che ci separa dagli altri. Ecco perché conclude: “Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto” (Col 3,14)» (CV 13).

É proprio fare, in memoria del Signore, ciò che Lui ha fatto. Questo vuol dire “mangiare il suo pane”: il pane è Lui e si vive di ciò che si mangia; vivere di Lui, vivere del suo stesso amore, vivere dell’amore del Padre e dei fratelli. Questo vuol dire “celebrare l’Eucaristia”. Questa è tutta l’etica cristiana, come dicevamo, ed è quell’etica che fa il mondo nuovo, l’umanità libera dai falsi modelli, l’umanità che è a immagine di Dio. Ed è facendo così che noi entriamo a far parte della vita di Dio e siamo nella Trinità, diventiamo fratelli degli altri, diventiamo figli, conosciamo il Padre.

La nostra cappellina addobbata per l’adorazione eucaristica

Signore Gesù, come nell’Ultima Cena con i tuoi, tu sei in mezzo a noi come colui che serve. Tu ci onori del tuo servizio. Tu l’Altissimo, umile ai nostri piedi, ce li lavi, ce li baci, ce li profumi d’amore, ce li calzi di mansuetudine e di pace, per farci camminare dietro a te fino alla Casa del Padre. E la strada del ritorno passa per l’Orto degli Ulivi, sale su monte della Croce, scende nella grotta del sepolcro, sbocca nel Giardino rifiorito. Signore Gesù, pur essendo molto lenti a capire, vorremmo saperti imitare e farci con te servi di tutti, per rendere visibile nei nostri gesti la tua immensa carità divina ed essere un giorno introdotti alla cena della Pasqua eterna dove ancora tu stesso, secondo la tua promessa, passerai a servirci, saziandoci di gioia con la luce radiosa del tuo Volto. Amen

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