Dopo il lungo tempo nel quale, per il nostro bene, siamo stati impediti di celebrare funzioni religiose incominciamo una “nuova” normalità in cui potremo incontrarci, celebrare la liturgia, guardarci in faccia anche se con mascherine protettive e mantenendo un minimo di distanza.

Varie prove hanno reso difficile la vita di bambini, di anziani, di madri e di spose, di lavoratori. Ringraziamo Dio che ci è stato vicino in mille modi e ha temperato l’ansietà per un fosco futuro con la speranza cristiana di un mondo più solidale.
Dal 18 maggio ricominciamo ad aprirci ai vari incontri della nostra Casa di Preghiera che dovrà osservare certamente particolari restrizioni come qualunque altra sede di attività sociale. Ma ormai la maggioranza di noi ha esperimentato negli acquisti alimentari o nel contatto con il medico di famiglia le code, le mascherine, l’uso dei guanti e l’igiene delle mani. Tutti mezzi finalizzati a diminuire i rischi di contagio, non a impedire la nostra vita sociale.
Abbiamo ancora vivo nel cuore lo strazio per i nostri defunti che non abbiamo potuto accompagnare all’estremo riposo come famiglia, come chiesa, come quartiere. Facciamo in modo di non dimenticarli e che il loro ricordo sia una benedizione tanto per loro, come per noi.