Una “Salita” molto speciale!

Dal 1 al 3 agosto 2019, presso la nostra casa di preghiera si è svolto il Convegno di spiritualità organizzato per quanti – presbiteri, religiosi e laici – desiderano conoscere e approfondire la spiritualità di San Giovanni della Croce.

Il Convegno ha avuto come obiettivo presentare l’opera intitolata Salita del Monte Carmelo e illustrare il cammino spirituale dell’anima approfondendo alcuni dei temi descritti dal Santo spagnolo nella sua opera: libertà e verità, dalle tenebre alla luce, la sequela di Cristo, la fede, la speranza e la carità, la purificazione e l’unione con Dio.

Rappresentazione pittorica della Salita sul Monte che conduce a Cristo.

Le giornate si sono svolte secondo uno schema che al mattino ha visto la celebrazione della preghiera delle Lodi, seguita dalle varie conferenze intervallate da delle brevi interruzioni. Nel pomeriggio si sono proposte altre conferenze seguite dalla preghiera del Vespro e dalla Santa Messa.

Il primo giorno è iniziato con il saluto di padre Gaudenzio Gianninoto, padre Commissario dei Carmelitani Scalzi di Sicilia, che ha ricordato ai convenuti il carattere carismatico dell’opera, indirizzata dal Santo ai Carmelitani Scalzi appena riconosciuti dalla Chiesa, e che si è soffermanto poi a motivare l’attualità del solido insegnamento del Dottore Mistico – riconosciuto con il titolo di Maestro della fede – per il mondo d’oggi che sembra avviarsi a divenire un pianeta senza Dio.

Subito dopo, il moderatore del Convegno, ha dato la parola a padre Diego Cassata ocd, che ha proposto una meditazione sul brano di Giovanni «La verità vi farà liberi» (Gv 8,32). Il relatore ha iniziato il suo commento presentando il versetto precedente nel quale Gesù dice ai Giudei: «Se rimanete nella mie parole, siete davvero i miei discepoli» (Gv 8,31). Egli ha ribadito l’importanza di rimanere in Lui per essere veramente suoi discepoli e per rendergli testimonianza. La conoscenza in Lui, Verità fatta carne produce nei credenti quella libertà che è innanzitutto interiore e che riesce a vincere ogni umana esitazione. Conoscere la Verità per Giovanni evangelista è il fine di ogni discepolo.

Il secondo intervento è stato esposto dalla signora Tina Ciaffaglione descrivendo la biografia e l’opera del Santo. Il Mistico Poeta nella sua opera confida che «la necessità di molte anime» ha fatto di lui uno scrittore. Lo scopo del testo è per il Santo dottore, che principianti e proficienti, comprendano meglio come la notte oscura sia il mezzo indispensabile per raggiungere l’unione divina e così imparino a lasciarsi condurre dal Signore (cfr. Prologo 4).

Per la relatrice, lo scopo dell’opera deve essere tenuto ben presente nell’affrontare la sua lettura perché ci indica che cosa dobbiamo cercare in esso: «dottrina e avvisi per riconoscere l’azione del Signore e lasciarsi condurre da lui».

L’opera quindi è rivolta a chi vuole camminare sul serio, con verità e libertà. Lo stesso titolo del testo evoca nei lettori il “monte”, simbolo di un luogo elevato e che comporta fatica nello scalarlo, mentre allude anche ai diversi luoghi delle teofanie. Il termine “Salita” poi non nasconde certo la fatica del procedere e il bisogno di liberarsi dei pesi per essere più agili.

Una seconda relatrice, la signora Delizia Amaradio ha continuato l’analisi dell’opera con due tematiche particolari. “La proposta della notte nel libro della Salita” e “Il vivere in ossequio di Cristo nella Salita”, affrontate una a chiusura del primo giorno e l’altra all’inizio del secondo giorno.

La conferenziera ha presentato lo sforzo ascetico, il salire il monte attraverso il sentiero stretto come una necessità evangelica che non deve essere letto solo in chiave ascetica ma come risposta all’amore di Dio che ci chiama, ci interpella e ci invita alla sequela. Questo percorrere la salita ripida è la nostra vocazione alla santità, che il poeta spagnolo chiama “notte”. Egli individua due tipologie riguardo alla notte perché essa può interessare i sensi (“notte dei sensi”) oppure lo spirito dell’uomo (“notte dello spirito”), ma può derivare anche dall’iniziativa umana (“notte attiva”) oppure dall’iniziativa divina (“notte passiva”).

In ogni caso la nostra attività spirituale è sempre una risposta alla grazia divina che la precede e la sostiene. Il Figlio continua a chiamarci con la parola e l’esempio e chiede una sequela incondizionata. Il nostro lottare per mezzo dell’ascesi è un rispondere a questa grazia. «Infatti in nessun modo si progredisce se non con l’imitare Cristo, il quale è la Via, la Verità e la Vita e nessuno giunge al Padre se non per lui» (2S 7).

Dopo queste conferenze i relatori che si sono succeduti hanno affrontato il tema delle virtù teologali, che sono le armi per purificare le tre potenze operative e con esse cercare unicamente Dio.

  1. Condurre l’intelletto a conoscere Dio unicamente con la virtù teologale della Fede.
  2. Condurre la memoria a desiderare Dio unicamente attraverso la virtù teologale della Speranza.
  3. Condurre la volontà ad amare unicamente Dio con la virtù teologale della Carità.

Il signore Antonio Cannino nelle sue conferenze “La fede è chiamata segreta scala” e “La fede è lucerna che arde in un luogo oscuro” ha presentato la notte nell’intelletto, la quale consiste nel conoscere Dio e le cose divine. L’anima deve sforzarsi di mettere da parte tutto ciò che su di lui ha appreso attraverso l’intelletto, e concentrarsi su ciò che di lui gli dice la fede. Solo questa virtù ci mostra Dio come è in se stesso: «Essendo Dio infinito, ce lo propone infinito; essendo Uno e Trino, ce lo presenta sotto questo aspetto» (2S 29,12).

Solo la fede ci mostra Dio in modo completo e definitivo: infatti «il Padre, dandoci il suo Figlio, che è la sua Parola, l’unica che Egli pronunzi, in essa ci ha detto tutto in una sola volta, e quindi non ha più niente da dirci» (2S 22,3).

Solo essa ci mostra Dio in un modo certo e accessibile a tutti, perché chiunque può conoscere e credere «i misteri e le verità divine con la semplicità e la certezza con cui ce li propone la Chiesa» (2S 29,12).

L’anima è chiamata a spogliarsi di tutte le cognizioni razionali su Dio e sviluppa la vera conoscenza di Dio che la Fede ci propone, perché «mentre tutte le scienze si acquistano con la luce dell’intelletto, la scienza della fede si acquista mettendola da parte» (2S 3,3) Questo sviluppo avviene nell’orazione, la quale da questo momento deve essere solo esercizio di fede e di amore.

L’ultimo intervento della seconda giornata è stato presentato da padre Paolo Pietra ocd, il quale ha presentato la notte della memoria come “Una luce che attraversa la tenebra”. La virtù teologale della speranza, secondo il relatore, accende in noi il desiderio ardente di Dio svuotando la memoria di ogni notizia che non sia Lui e riempendola del suo ricordo. Così l’anima quando si dispone a trattare con Dio «non deve conservare nella memoria alcuna cosa di tutto ciò che ha udito, veduto, odorato, gustato e toccato; ma se ne deve dimenticare subito… come se tali cose non esistessero al mondo… perché nelle cose di Dio ciò che è naturale più che aiutare, ostacola» (3S 2,14) e in questo “oblio” si sviluppa la Speranza, che è la consapevolezza di raggiungere l’Amato. Perciò durante l’orazione l’anima dovrà fare «in modo che la memoria resti completamente muta e che solo l’udito attenda in silenzio a Dio, dicendo con il profeta: “Parla, Signore, che il tuo servo ti ascolta (1 Re 3, 10)”.

La giornata è proseguita con l’orazione guidata da padre Diego Cassata ocd, che per noi ha inoltre ha presieduto la preghiera del Vespro e, nella Celebrazione Eucaristica, ha spezzato per noi la Parola e il Pane. Dopo la cena abbiamo passato insieme la ricreazione e concluso la giornata con le parole del Nunc dimittis di Simeone.

Nel terzo giorno padre Paolo Pietra ocd, nella sua conferenza presentata in due sessioni sul tema “Non avremmo fatto nulla se non avessimo purificato la volontà con la carità”, ha presentato la virtù teologale della carità che purifica la volontà.Nella prima parte della conferenza ha presentato “Giovanni della Croce uomo agapico” e nella seconda “La volontà in ricerca e alla scoperta di Dio”. Nel suo vivere d’amore, l’anima deve fare molta attenzione a non fermarlo ai tanti piccoli beni che ci circondano e che il Santo presenta nel suo terzo libro come sirene ingannatrici le quali cercheranno di catturare tutto quell’amore che ella doveva esclusivamente a Dio. Esse cercheranno di fermare la generosità, lo slancio e l’entusiasmo del principiante e del proficiente che devono invece accompagnare con un senso di totalità ogni atto d’amore fatto a Dio che per primo ci ha amati e ci ama senza riserve e senza limiti.

Nell’ultimo intervento del giorno la signora Tina Ciaffaglione ci ha presentato il Santo come “L’artista di Dio”. La relatrice prendendo in prestito le parole di Giovanni Paolo II, nella sua Lettera agli artisti, ha parlato di Giovanni della Croce come colui che «avvinto dallo stupore per il potere arcano di suoni e delle parole, dei colori e delle forme» ha destato nelle generazioni successive lo stupore. I versi del Mistico Poeta «infondono un religioso terrore perché da lì è passato lo spirito di Dio, abbellendo e santificando tutto» come affermò Damaso Alonso in La poesia di san Giovanni della Croce. Il Santo nella sua creazione artistica, si rivela più che mai “immagine di Dio” e realizza questo compito prima di tutto plasmando la stupenda “materia” della sua umanità. Il Mistico Poeta non ci ha lasciato solo meravigliosi versi ma anche due disegni Il Monte che accompagna l’opera della Salita e il Crocifisso. Quest’ultima è un’opera di 57 x 47 mm ed è stato dipinto ad Avila. L’immagine rappresenta il Cristo morto nel momento in cui consegna il suo spirito al Padre. La signora Ciaffaglione ha evidenziato: le mani grandi lacerate dai chiodi e le gocce di sangue che scendono da essi, il corpo caduto in avanti, le gambe compresse dal peso del corpo e la “strana prospettiva” utilizzata dall’artista. Questa prospettiva ci costringe a guardare il Cristo dall’angolo in alto a destra, quasi a sostituirci allo sguardo del Padre, piangente per il dono del Figlio per gli uomini.

Il Convegno si è finito con la sintesi proposta da padre Paolo Pietra e dalla condivisione dei partecipanti.

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