Una famiglia che cammina insieme

una foto di gruppo

Diario del pellegrinaggio ad Avila dal 21 al 28 luglio 2018

Dal 21 al 28 luglio 2019 padre Diego ed io, padre Paolo, abbiamo accompagnato alcuni membri dell’Ordine Secolare provenienti dalle diverse comunità della Sicilia, tra cui, alcuni provenienti dalle comunità di Monte Carmelo e Carlentini, in un pellegrinaggio in Spagna nei luoghi teresiani e sanjuanisti. Raggiunti Ávila abbiamo alloggiato al CITeS, che è diventato il nostro punto di riferimento. Il CITeS è l’Università della Mistica del nostro Ordine ed è retto da una comunità carmelitana di sei frati; il padre priore è padre Francisco Javier Sancho.

La giornata è iniziata sempre con la preghiera liturgica e la Santa Messa. La liturgia è stata presieduta alternativamente da noi due padri nella cappella dedicata a “las Moradas”. Dopo la colazione la partenza verso i luoghi da visitare.

Il primo giorno è stato dedicato alla visita del monastero dell’Incarnazione di Ávila, cenobio che ha visto i primi vent’anni di vita religiosa di Santa Teresa di Gesù. All’ingresso del monastero abbiamo ascoltato alcuni brani tratti dal libro della Vita della Santa nei quali lei stessa narra il suo desiderio di fondare un altro monastero. Dopo una visita alla chiesa abbiamo visitato il museo.

Tantissime le cose che portiamo nel cuore da quella visita, ma ciò che è rimasto impresso nei cuori dei pellegrini è stata la spiegazione sulla presenza della Trinità nel mistero della Redenzione quando è stato commentato il disegno del Crocifisso di san Giovanni della Croce.

Attraversata la Porta del Carmen siamo giunti alla chiesa di santa Teresa sorta sulla casa natale della Santa di Ávila. Qui abbiamo sostato un po’ di tempo: abbiamo contemplato la cappella dov’è collocata la statua della Santa in ginocchio, opera di Gregorio Fernández, e attraverso un vetro abbiamo visto la ricostruzione di una camera da letto del Cinquecento simile a quella dei genitori di Teresa de Ahumada; in seguito ci siamo intrattenuti in chiesa per l’orazione mentale.

foto di gruppo davanti all’ingresso del monastero dell’Incarnazione di Avila.

Abbiamo ripreso il percorso passando per la cattedrale, passeggiando lungo la strada esterna alla muraglia sud della città per poi rientrare in essa e dalla chiesa della Santa abbiamo fatto lo stesso percorso che fece la piccola Teresa con il fratello Rodrigo per andare verso i mori. Giunti così alle Cuatro postes abbiamo ascoltato il brano della fuga della piccola Teresa, abbiamo ammirato la città e meditato su quella scena. Infine, stanchi ma contenti, siamo rientrati al CITeS per la cena e un po’ di riposo.

Giorno 23 luglio ci siamo recati a Fontiveros, paese natale di Giovanni de Yepes. Nel visitare la Chiesa di san Cipriano dove il Santo fu battezzato, abbiamo ascoltato la spiegazione di come nella vita del Santo sono sempre stati presenti il mistero dell’Amore e della Croce. Lasciato Fontiveros ci siamo diretti a Duruelo, culla della prima fondazione maschile tanto desiderata da santa Teresa. In questa occasione abbiamo riflettuto su come san Giovanni della Croce ha incarnato il sogno della Madre. Nella chiesetta costruita sulle rovine del primo convento, con un momento di preghiera, ci siamo intrattenuti da soli con Gesù solo.

Rientrati ad Ávila, nel pomeriggio abbiamo continuato la nostra escursione visitando la basilica di san Vicente, il museo della casa natale della Santa e il monastero di san José, il primo fondato da santa Teresa di Gesù. Siamo rimasti in silenzio per un po’ di tempo nella primitiva cappella del monastero dedicato a san Paolo, poi siamo entrati nella Chiesa del monastero e abbiamo contemplato il retablo dove al centro spicca la statua di san Giuseppe.

Il terzo giorno del nostro pellegrinaggio ci siamo recati a Salamanca, città che ha ospitato fra Giovanni di san Mattia studente. Abbiamo visitato per prima cosa il convento di sant’Andrea dove il Santo risiedeva e nel quale viveva con convinzione il suo motto: «prima religioso e poi studente». Da lì abbiamo raggiunto l’Università dove il Santo studiava e abbiamo percorso le strade che egli, secondo alcuni studiosi, percorreva ogni giorno. In questo percorso ci siamo fermati a contemplare anche l’ingresso della nuova cattedrale e dove, al suonare delle campane che indicavano mezzogiorno, abbiamo recitato l’Angelus di fronte alle sculture della nascita di Gesù e dell’adorazione dei Magi. Proprio sulla facciata della cattedrale nuova abbiamo trovato scolpita, insieme a quella di santa Chiara, anche l’effige di santa Teresa.

Giunti all’Università di Salamanca, padre Diego ci ha presentato l’origine e la storia di quel luogo fermandosi sulla figura di fra Luis de Leon di cui abbiamo visto la statua nel cortile dell’università. Anche noi, come tutti i turisti, abbiamo voluto cercare la “ranita” sul teschio presente sulla facciata dell’Università. La tradizione vuole che gli studenti che non la trovavano non superavano gli esami. Ho però spiegato che la rana è simbolo della lussuria, e che collocata sul teschio era un monito per tutti gli studenti (all’epoca tutti maschi) di non cedere alle tentazioni della lussuria, perché questo li avrebbe portati alla morte. Da lì siamo andati a vedere la casa de las conchas, la plaza Mayor e l’edificio dove Teresa nel 1570 fondò un suo monastero. In quel luogo abbiamo ancora una volta ascoltato il racconto della fondazione teresiana.

una foto di gruppo all’ingresso del monastero dell’Incarnazione. Avila

Nel pomeriggio, lasciata la città universitaria, ci siamo recati ad Alba de Tormes che dista solo pochi chilometri. Qui è presente un convento di frati e un altro monastero teresiano. Presso la Chiesa del monastero abbiamo parlato della notte oscura della Madre Teresa la quale si è vista anche rifiutata da una sua nipote, allora priora del monastero di Valladolid, a causa di un’eredità familiare e di come, stanca e malata, Teresa sia giunta al monastero di Alba e in esso sia morta tra le braccia della sua infermiera Anna di san Bartolomeo. Abbiamo visitato il museo del monastero e sostato a lungo in preghiera presso il “tesoro più grande” custodito in esso: le spoglie della Santa e le reliquie del braccio sinistro e del suo cuore.

Giovedì, giorno 25, abbiamo visitato Medina del Campo, paese che ha ospitato Giovanni de Yepes dai 9 ai 22 anni; in esso la famiglia Yepes trova i mezzi di sostentamento e il lavoro. Il piccolo Giovanni riceve la formazione umanista e letteraria, e soprattutto la sua vocazione al Carmelo. Abbiamo visitato la Cappella del Cristo dove sorgeva il convento di Sant’Anna e dove Giovanni divenne frate e in seguito, una volta ordinato sacerdote, cantò la sua prima messa. Attraversata la plaza Mayor abbiamo visitato la chiesa del convento dei frati e dopo abbiamo percorso tutta la via Santa Teresa dove vicino al monastero di S. Maria Maddalena delle monache agostiniane viveva la piccola famiglia. Nella chiesa di questo monastero il piccolo Giovanni si dedicava alla pulizia, faceva da chierichetto e svolgeva delle piccole mansioni per le monache al fine di poter usufruire dei vantaggi del colegio de la doctrina dove ricevette la sua formazione culturale. Successivamente, sulla stessa strada, ci siamo fermati al monastero delle Carmelitane, fondato anche questo dalla Madre Teresa di Gesù.

Lasciato Medina del Campo e consumato velocemente il nostro pranzo ci siamo recati a Valladolid, paese che ha visto il nostro fra Giovanni di san Mattia fare il suo secondo noviziato con santa Teresa di Gesù prima di essere inviato come primo carmelitano a Duruelo. In questa città Giovanni fu formato dalla Madre Teresa sul modo di vivere delle monache, le loro mortificazioni e la ricreazione. All’interno del monastero ho risposto alle domande che mi sono state rivolte da alcuni dei pellegrini sulla vita spirituale facendo riferimento alla dottrina di san Giovanni della Croce.

Ritornati al CITeS, siamo stati accolti con una sorpresa: padre Francisco Javier ci ha fatto trovare la “paella”, piatto tradizionale della Spagna. Dopo quella deliziosa cena abbiamo fatto un po’ di ricreazione contemplando le mura di Ávila illuminate.

Il giorno successivo ci siamo recati a Segovia dove abbiamo visitato il convento che ha visto Giovanni della Croce priore per un triennio durante il quale l’edificio è stato ampliato e ristrutturato. In quel convento persino le pareti e le rocce sono rivestite del suo ricordo e della sua devozione la quale «è accresciuta da una piccola grotta nel giardino in cui il Santo amava raccogliersi a pregare, da una meravigliosa effigie di Cristo che gli parlò in questa casa e dal santo sepolcro del suo corpo e delle sue reliquie».

Padre Salvador, priore del convento e che ci ha accolti con tanto entusiasmo, ci ha parlato della presenza del Santo come una “presenza polverosa” utilizzando una metafora di un poeta spagnolo. Nella cappella che ospita il corpo del Santo abbiamo celebrato l’Eucaristia e dopo abbiamo visitato il piccolo eremo da dove contemplava il cielo stellato o insegnava ai suoi frati. In questo luogo san Giovanni si è acquistato la fama di gran esorcista a causa del suo potere sul maligno. Il caso più famoso è quello di Maria de Olivares Guillamas. Dopo aver visitato la città ci siamo recati di nuovo ad Avila dove la sera, dopo cena, a Plaza Mayor abbiamo improvvisato una ricreazione giocando e divertendoci in piena allegria. Fattosi molto tardi e divertiti per il momento gioioso vissuto insieme, siamo rientrati al CITES per riposare.

L’ultimo giorno del nostro pellegrinaggio ci siamo recati a Toledo, città molto cara a noi carmelitani perché è stato il luogo della prigionia del Santo. Nel convento dei frati di Toledo, oggi non più presente, è rimasto circa nove mesi, tempo durante il quale le tenebre hanno acceso la grande fiamma della sua poesia spirituale. Primo luogo visitato è stato il monastero di San José dove santa Teresa di Gesù visse come reclusa per essere stata definita dalle autorità ecclesiastiche come disobbediente ed andariega. Quel monastero ha anche accolto san Giovanni della Croce fuggitivo dalla sua prigionia. In esso abbiamo conosciuto anche la storia della beata Maria di Gesù il cui corpo è conservato presso la chiesa ed è visibile ai pellegrini.

Dal monastero ci siamo spostati verso il ponte che passa sul fiume Tago e lì, sotto i resti delle mura del convento carmelitano, abbiamo ricordato la sua fuga. In una poesia, Super flumina, il poeta mistico si è identificato con il popolo di Israele prigioniero, e ha affermato che «lì mi ferì l’amore». Ferito dall’amore di Dio, ha scritto le sue poesie che restano i versi più sublimi della letteratura spagnola. Proprio lì, sentendo il gorgoglio delle acque del fiume, abbiamo ascoltato il testo e la spiegazione di un’altra poesia di san Giovanni della Croce intitolata “La fonte”.

Rientrati al CITeS abbiamo cenato ancora immersi nel silenzio per la meravigliosa esperienza vissuta che ci ha lasciati senza parole e con il cuore pieno di spirito e di stupore. La mattina seguente, sull’autobus che ci ha portati all’aeroporto, abbiamo condiviso la nostra esperienza personale puntando l’attenzione su cosa, di questo pellegrinaggio, avremmo portato con noi, nelle nostre case e nelle nostre comunità.

È stato bello sentire come la gioia ha invaso il cuore dei nostri pellegrini contenti di stare insieme e condividere; felici di pregare, ascoltare e meditare i testi dei nostri santi fondatori; entusiasti di riscoprire l’amore per il Carmelo che ci accomuna e ci fa sentire famiglia che cammina insieme. Per noi è stato bello ascoltare i tanti ringraziamenti rivolti a coloro che hanno pensato, proposto, organizzato e svolto questo pellegrinaggio. Ma il vero ringraziamento va a Dio che ci ha permesso di vivere questa esperienza di cammino insieme e ai presenti che non si sono lasciati sfuggire nessun momento di questi giorni di grazia.

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