Per ogni credente cristiano l’immagine del Bimbo rimanda direttamente al “Verbo fatto carne”, “nato da donna”, quell’Emmanuele che illumina il tempo liturgico di Natale e che trasforma sia l’aspetto dei quartieri sia l’intimità delle famiglie. Ma anche per chi non ha ancora incontrato Gesù e non è rinato alla vita di fede, l’immagine del bimbo ha una suggestione unica che sgretola spesso tanti preconcetti e costringe a misurarsi con la concretezza del reale. Il simbolo del cucciolo d’uomo è uno spiraglio universale che apre sul futuro dell’umanità e che viene difeso con tutte le forze da chiunque non voglia rendersi complice del degrado sempre incombente del senso della vita.

Molti ricorderanno l’impatto emotivo che scosse l’opinione pubblica nel settembre del 2015 alla vista del piccolo emigrante annegato riverso sulle spiagge turche e che è diventato per un po’ di tempo l’icona del dolore degli innocenti.
Un ricordo più dotto può venire dalla lettura di una novella di Berthold Brecht che ambienta il famoso “giudizio di Salomone” durante le guerre di religione che hanno sconvolto la Germania nel ‘600 raccontando come una giovane domestica durante il saccheggio della casa del suo padrone riesce a salvarne il piccolo. Ella, che non è sicura della propria salvezza né tantomeno la può assicurare ad altri, non sa però staccarsi da questo bimbo che la guarda fiducioso e riuscirà ad affrontare tutte le traversie susseguenti e perfino il giudizio in tribunale, quando la vera madre che era scappata abbandonando suo figlio, se ne ricorda e lo reclama poi quando scopre che egli è l’erede del patrimonio paterno.
Un’ultima annotazione ancora può affiorare dalla cronaca che registra nel 1798 la scoperta in Francia di un ragazzino sopravvissuto nei boschi assieme ai lupi che lo hanno allevato e che con il loro comportamento sembrano domandare all’umanità d’oggi chi sia veramente l’animale più feroce.
Sono tutte piccole tessere di un mosaico più vasto, brandelli di quei “cieli nuovi e terra nuova” prospettati dal profeta Isaia nei quali regna la pace e dove anche un bambino può trastullarsi nel covo dell’aspide.
Sono in fondo per ogni “vero” cristiano flebili echi di quel coro di angeli che tanto tempo fa a Betlemme di Giudea hanno accolto un piccolo neonato chiamato Gesù.